mercoledì 25 febbraio 2015

Oreste


Non è mia abitudine dare spiegazioni sui miei quadri, ma questa volta voglio fare un’eccezione. Tutto nasce da parenti che manco sapevo di avere.
Ma spieghiamo meglio.
Il mio nonno paterno Angiolo, purtroppo, a causa di una malattia scomparve nel 1933 lasciando il suo piccolissimo figlio Giuliano (il mio babbo) e sua moglie Egle ad affrontare una lunga vita senza di lui. Erano gli anni difficili che ci portarono ad una guerra devastante che distrusse intere famiglie. Fu così, che a parte una sola cugina di mio padre, tutta la mia famiglia, da quella parte, si perse nell’oblio.
Poco tempo va, mi arrivò un messaggio su di un social da parte di una ragazzina che si chiama Martina che mi diceva “Sai, forse noi siamo parenti…”
Così e rinata una parentela o amicizia, come la si vuol chiamare. Ho conosciuto così la sua splendida famiglia e il suo babbo Francesco che mi ha raccontato che stava facendo ricerche per cercare le nostre origini, da dove arriviamo e raccontarne la storia.
Siamo così arrivati ai nostri avi ottocenteschi e mi ha particolarmente colpito una vecchia fotografia di uno zio del mio bisnonno che si chiamava Oreste, che insieme a Faliero facevano gli spazzaturai, come si diceva allora. Vivevano in un quartiere popolare prima ancora che sorgessero i casermoni che dagli anni 50 in poi rivoluzionarono la periferia fiorentina. Era l’Isolotto. Una vita difficile, piena di stenti e miseria, ma comunque onesta e dignitosa e che, con l’aiuto di Preti combattivi e una comunità molto unita riuscirono a riscattarsi. Decisi allora che avrei fatto un quadro Su Oreste e il suo lavoro.
Non trovavo però lo sfondo da utilizzare. Tutti mi sembravano banali, finché un giorno mi sono imbattuto in una foto della mia Firenze che non c’è più. Era la piazza del Mercato Vecchio, distrutta completamente e soprattutto barbariamente, per i lavori di ammodernamento della Firenze Capitale. Era l’immagine giusta.
Il mio quadro parlava proprio di un mondo che non c’era più, sostituendo la povertà ad “una moderna efficenza”. Ma la sua povertà era di quanto di più dignitoso e onesto ci potesse essere… e io la volevo raccontare e dipingere. Certo, con i miei semplici mezzi, e così il quadro è nato.
Oreste Vinanti un pro-prozio che ha vissuto di stenti e dignità. Il quadro è tutto per te.

Con tutto il merito di Francesco e Martina.

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