lunedì 23 gennaio 2012

L'eclissi del tempo


Einstein non aveva poi detto una cosa sbagliata, il tempo è relativo! Non mi riferisco naturalmente alla fisica, di cui aveva fatto una scoperta straordinaria, ma al nostro tempo, quello che viviamo quotidianamente. Non ci sono forse giornate in cui il tempo non passa mai? Altre in cui appena apri gli occhi la mattina e ti trovi già stanco e pronto per tornare a dormire? Capita anche di “perdere” qualcuno per tanti anni e poi ritrovarlo come se non fosse passato nemmeno un secondo da allora riprovando tutte le sensazione ed emozioni. Il tempo è relativo!.
Infatti la mattina che stavamo allestendo la Mostra a Castel dell’Ovo, proprio su questo riflettevo. Ero contemporaneamente in tre “tempi” diversi. Il contesto febbrile dell’allestimento strideva con il passaggio lento dei turisti all’interno del Castello. Ma noi all’interno di quel salone immenso e scuro, vivevamo in un tempo sospeso... quasi fossimo ancorati a qualcosa di passato. Così immaginai il Castel dell’Ovo visto dall’alto, in una posizione particolare che avevo in mente, coperto di orologi di tutte le epoche compreso uno meccanico aperto e posato proprio sopra la parte alta del castello. Naturalmente fu mia premura prendere il mio blocchetto e schizzare l’idea per non perdere quell’irrefrenabile ispirazione.
La mostra passò e fu un successone, e a proposito di tempo, ne ricordo ogni attimo, ogni minuto e la gioia divisa con Ciro e Grazia.
Tornato a casa cominciai i disegni di quel quadro. L’avrei fatto un metro per un metro e venticinque. Doveva essere imponenete e il disegno, naturalmente, a grandezza naturale.
Non trovavo un’immagine giusta del Castel dell’Ovo, ed andavo a tentativi, costruendo passo dopo passo, ogni casa ogni mattone del golfo di Napoli. Ma dopo diversi tentativi mi arresi, scoprendo che mi sarebbe stato impossibile creare uno sfondo come avevo ben chiaro in testa. Era come se il mio pensiero avesse una fotografia... ma purtroppo non riuscivo a riprodurla.
Con molto malincuore, decisi di passare oltre. L’idea andava sempre bene ma il paesaggio di fondo l’avrei cambiato con uno dei paeselli di cui la mia terra era piena.
E fu così che creai un paesaggio diverso da quello ideato e disegnai in parte uno reale di cui non ricordo nemmeno il nome.
Tutto sommato il risultano era ottimo, ed il quadro si finì da solo.
Arrivò in galleria da Ciro, e pochissimo tempo dopo passò una gentilissima signora che se ne innamorò e lo volle acquistare. Ne fu tanto contenta ed emozionata che volle in tutti i modi, alla prima occasione, averci a pranzo da lei per farci vedere la sua collocazione.
Così fu, infatti.
Una domenica mattina andammo nella sua casa di Napoli (non chiedetemi il posto, anche perché con la locazione dei quartieri ho ancora grossi problemi cognitivi). Entrammo nel suo bellissimo salone da pranzo con una vetrata stupenda sul golfo di Napoli.
Il quadro era sulla parete che dava sul mare e l’imagine del golfo con il Castel dell’Ovo in quella precisa prospettiva era proprio quello che io avevo immaginato e che non ero riuscito a riprodurre. Era esattamente la riproduzione del fotogramma che io avevo in testa e che mi ero immaginato. Per qualche strana alchimia del tempo e del destino si era posizionato nella sua collocazione naturale. Quello che avrebbe dovuto essere e quello che è stato! Quello che il destino, e con il tempo, l’ha fatto riincontrare.
Ero conscio del fatto che il quadro era perfettamente a suo posto. Da una parte il “bozzetto” reale e dall’altra il quadro.
Credo fosse di Oscar Wilde l’aforisma “ogni quadro è finito quando viene acquistato e trova la sua perfetta collocazione”.

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