domenica 10 giugno 2012

La maglietta della Sampdoria

Oggi la Sampdoria è tornata in serie A e questo mi ha fatto tornare alla mente un ricordo della mia infanzia.
Era il 1968, l’anno della contestazione giovanile. Ma io ero ancora un bambino e le mie contestazioni, allora, si chiamavano bizze. Si stava avvicinando il Natale e una mattina, la prima delle vacanze di Natale, mi era arrivato a casa un pacco postale. Il primo che avessi mai ricevuto in vita mia. Naturalmente non ce la feci ad aprirlo io, ma il mi’ babbo, più veloce, e soprattutto curioso, lo spacchettò avidamente. Era arrivato dalla Panini, quella delle figurine. Io avevo completato l’album e come premio, anche se la Fiorentina che era la mia squadra del cuore stava volando verso lo scudetto che avrebbe vinto pochi mesi dopo, mi arrivò la maglia della Sampdoria che mi affascinava con i suoi colori, e l’avevo scelta come premio per aver finito l’album dei calciatori. E quel giorno era arrivata! Tutto il completo blucerchiato! Una favola. Naturalmente lo indossai subito e la contestazione fu, che dovevo portarlo tutto il giorno, anzi, lo avrei usato anche come pigiamino!
Ma quello sarebbe stato un giorno di grandi aspettative e di cocente delusione. Il pomeriggio saremmo dovuti andare a casa di nonna Egle, che avrebbe rotto il salvadanaio che aveva riempito e che sarebbe servito per comprarmi la scatola del trenino Rivarossi! Ero eccitato a palla.... la mattina la maglia e la sera l’agognato trenino. Ma arrivò la doccia fredda! La notte erano entrati i ladri in casa della nonna e insieme a tutti i suoi ori, si erano anche portati via il “mio” salvadanaio!
Partimmo subito per andare da lei. Io presi il coltellino che avevo, giurando che se avessi incontrato i ladri li avrei accoltellati. Lo possiedo ancora, me lo aveva regalato proprio la nonna durante una gita alla basilica di Sant’Antonio a Padova. Ricordo ancora la corsa per quelle scale strette, ripide e soprattutto tante, che portavano all’ultimo piano di un palazzo a pochi metri dal Ponte Vecchio. Mi accolse a braccia aperte, piangendo, dicendomi che non mi avrebbe potuto comprare il trenino quel Natale.... Gli avevano portato via tutto. Ma mi disse che un regalino me lo avrebbe comunque fatto e scendemmo alla cartoleria del Menicucci (quella dell’arbitro fiorentino) e mi regalò un piccolo trenino di vetro per l’albero di Natale. Lo conservo ancora gelosamente tra le mie cose, insieme a quel coltellino...
E’ uno dei miei ultimi ricordi di nonna Egle, poco dopo per colpa di una malattia ci lasciò. E quella maglia, il trenino e il coltellino rimarranno per sempre nel mio cuore.

 

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