martedì 11 giugno 2013

Capitolo XIX.

Pinocchio è derubato delle sue monete d’oro, e per castigo, si busca quattro
mesi di prigione.


Cos’era una prigione, non avrei potuto immaginarlo in nessun modo da piccolo, se non la privazione del gioco. Ma accadde un fatto, che una prigione, o almeno qualcosa che gli assomigliasse, me la fece immaginare... e bene.
Prima che entrasse in vigore la famosa legge 180 del 74 (credo) c’era una mia lontana parente, poco appena più che adolescente, che ha causa di una delusione amorosa si ritrovò in una forte depressione. Purtroppo di cure non ce n’erano tante e gli Psichiatri, allora, mandavano direttamente a San Salvi: Il manicomio fiorentino! Li i probabili pazienti (anche quelli che in realtà non erano pazzi) venivano sottoposti alle peggio cure barbare, compreso il famigerato elettroshock. E lei non ne fu immune, e la cosa, dopo quelle cure abominevoli, peggiorò talmente che fu ricoverata. Purtroppo ad ogni cura peggiorava e non ne usciva più. Era entrata nella voragine della follia. Un dottorino disse che le avrebbe fatto bene vedere le persone a lei care, e lei chiese di vederci. Fu così che un lunedì mattina tutta la mia famiglia, me compreso, andò a trovarla. Non ricordo che successe, probabilmente l’ho cancellato anche se ero già intorno ai 10 anni, ma mi è rimasto indelebile il ricordo di quel lunghissimo corridoio buio, sporco, con i muri scrostati, con porte pesanti di ferro con le grate e lucchetti con catene ad ogni porta, e dietro lamenti di ogni specie. Quello era un carcere... non un manicomio.
Certo, fino a quel periodo quella era la consuetudine. Ma a me lasciò per sempre l’immagine della prigione.... anche se quelli in realtà erano uomini liberi!
Mi ricordo una scritta sul muro. “Da questo sporco rinasceremo”!

E qui si lega anche alla città di Acchiappa-citrulli. In piazza della Repubblica a Firenze c’è un enorme insegna che recita: “Da secolare squallore a vita nova restituita”. Sembra la stessa frase...  E per il Collodi la città di Acchiappa-citrulli era proprio Firenze. Quando diventò capitale d’Italia fu spolpata per renderla una città moderna (da qui l’insegna) e i fiorentini si ritrovarono senza più soldi, visto che il regno, fece bella la sua capitale... a spese dei poveri abitanti e il Comune fiorentino finì col fallire ripetutamente. E al Collodi, questa cosa, non andò mai giù... e nemmeno ai restanti fiorentini...: Appena entrato in città, Pinocchio vide tutte le strade popolate di cani spelacchiati, che sbadigliavano dall'appetito, di pecore tosate che tremavano dal freddo, di galline rimaste senza cresta e senza bargigli, che chiedevano l'elemosina d'un chicco di granturco, di grosse farfalle, che non potevano più volare, perché avevano venduto le loro bellissime ali colorite, di pavoni tutti scodati, che si vergognavano a farsi vedere.”

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