mercoledì 27 novembre 2013

Capitolo XXXIII.

Diventato un ciuchino vero, è portato a vendere, e lo compra il Direttore di una compagnia di pagliacci, per insegnargli a ballare e a saltare i cerchi:ma una sera azzoppisce e allora lo ricompra un altro, per far con la sua pelle un tamburo.


Faccio un piccolo salto avanti nei capitoli, ma dato che oggi è il compleanno di una cara persona, mi sembrava doveroso scrivere oggi di questo capitolo. Ma facciamo ora un passo indietro. Detto precedentemente di un 14 di agosto a Viareggio sotto un ombrellone, quando Nadia mi mise il tarletto di un libro su Pinocchio, fu così che tornando a Firenze e incontrando l’amico Andrea, direttore della Biblioteca del Palagio di Parte Guelfa, che dialogandoci amichevolmente di arte, libri e poesia, mi disse: “Ma perchè non facciamo una mostra su Pinocchio?”. Ripensando così alle parole di Nadia e al mio desiderio fin da piccolo di illustrare il capolavoro collodiano, gli tirai fuori quella che era diventata più di un’idea e iniziò il progetto dando vita al lavoro. E’ stato molto lungo! Pieno di contraddizioni e di scelte dolorose come escludere luoghi o personaggi che in quel momento non mi sembravano poi più così indispensabili. Tante storie nella mia mente si affollavano e tante scene e immagini da tagliare. Così dopo un lungo “pensamento” via via, si è compiuta l’opera. L’amico Andrea Stoppioni, mi ha assecondato con le idee, con i progetti per la mostra, dirigendo da buon direttore il lavoro espositivo! E quindi, quando è stato il momento di illustrare il direttore del circo, la scelta è stata univoca e risoluta; non c’era che un solo Direttore immaginabile:  L’”Ammiraglio” (come viene chiamato amichevolmente)  sarebbe stato protagonista assoluto di questo capitolo!
Così è stato.
Il ciuco invece rappresenta tante persone che conosco, ma non mi basterebbe lo spazio di un elenco telefonico per citarle tutte, per cui soprassiedo….

Ah, dimenticavo: Buon compleanno Andrea!

sabato 16 novembre 2013

Capitolo XXX.

Pinocchio, invece di diventare un ragazzo, parte di nascosto col suo amico Lucignolo per il «Paese dei balocchi».

Tutti noi abbiamo avuto un amichetto cattivo. Io non mi posso esimere dall’averlo fatto! Era il Maggi. Era un’età in cui i nomi non esistevano, ma solo il cognome! Oddio, chiamarla amicizia era una cosa strana. In realtà passavamo diversi pomeriggi, dopo aver studiato, insieme a passeggiare per le vie delle Cure, il quartiere dove abitavo. Era di poche parole, e gli piaceva soprattutto che gli raccontassi i miei sogni, la mia vita di tutti i giorni. Erano le cose che lui non poteva vivere con la sua famiglia sconquassata. E non parlava mai di sè, e soprattutto, non mi ha mai coinvolto nella sua vita. Il suo desiderio era andare nel “paese dei balocchi” che non era lo stesso che io avevo nella mia testa. Il suo era fatto di polvere bianca, che piano piano, se lo prese e se lo portò via qualche anno più tardi. Proprio come il Lucignolo di Pinocchio… che pianse solo quando ormai non c’era più niente da fare. Ma io lo ricordo solo come un “amico” che ascoltava…. ascoltava e non viveva, e poi… non visse più!
Questo capitolo è tutto per lui!

lunedì 11 novembre 2013

Capitolo XXIX.

Ritorna a casa della Fata, la quale gli promette che il giorno dopo non sarà più un burattino, ma diventerà un ragazzo.  Gran colazione di caffè-e-latte per festeggiare questo grande avvenimento.

Torno ancora indietro nel tempo. Ricordo la casa della zia in campagna, a Lappeggi. Era la classica casa contadina. Una porticina d’ingresso, un appartamento a destra (dove abitava mia zia), uno a sinistra, le scale ripidissime e strette. e in cima un appartamento a destra e a sinistra… l’appartamento della “lumaca”. Li ci stava una signora molto anziana che passava le sue giornate a coltivare il suo piccolo orticello al di la della strada. Era piccola e minuta con un incurvamento nella schiena che la portava a rappresentare una chiocciola. Per me è sempre stata la “signora lumaca”, ma se mi scappava detto… eran ceffoni! E poi era di una lentezza disarmante. Per fare quelle ripide scale ci metteva mezz’ora… per attraversare la strada non ne parliamo. Ricordo che quando mi alzavo era ad annaffiare l’orto (verso le otto, allora) e andando a prendere un secchio per volta alla fonte, ci stava fino a mezzogiorno. Ho ancora davanti agli occhi i suoi vispissimi occhi! Ma veniamo però ai giorni nostri…
Nel disegno avevo bisogno di una lumaca un po’ più giovane (un po’....) per avere un senso di sempreterno… e che però fosse più attuale. Allora chi poteva rappresentarmi meglio una Lumaca? Ma certo, la scelta non poteva che essere quella: Monica! Chi meglio di lei con le sue cremine di lumaca. Certo, non è, e non avrei voluto che fosse il suo ritratto. Ma lei la rappresenta appieno (anche se è completamente l’opposto del personaggio Collodiano)

Ora: il disegno è fatto e mi sorge un dubbio… Non è che inconsciamente l’ho indovinata???