lunedì 11 novembre 2013

Capitolo XXIX.

Ritorna a casa della Fata, la quale gli promette che il giorno dopo non sarà più un burattino, ma diventerà un ragazzo.  Gran colazione di caffè-e-latte per festeggiare questo grande avvenimento.

Torno ancora indietro nel tempo. Ricordo la casa della zia in campagna, a Lappeggi. Era la classica casa contadina. Una porticina d’ingresso, un appartamento a destra (dove abitava mia zia), uno a sinistra, le scale ripidissime e strette. e in cima un appartamento a destra e a sinistra… l’appartamento della “lumaca”. Li ci stava una signora molto anziana che passava le sue giornate a coltivare il suo piccolo orticello al di la della strada. Era piccola e minuta con un incurvamento nella schiena che la portava a rappresentare una chiocciola. Per me è sempre stata la “signora lumaca”, ma se mi scappava detto… eran ceffoni! E poi era di una lentezza disarmante. Per fare quelle ripide scale ci metteva mezz’ora… per attraversare la strada non ne parliamo. Ricordo che quando mi alzavo era ad annaffiare l’orto (verso le otto, allora) e andando a prendere un secchio per volta alla fonte, ci stava fino a mezzogiorno. Ho ancora davanti agli occhi i suoi vispissimi occhi! Ma veniamo però ai giorni nostri…
Nel disegno avevo bisogno di una lumaca un po’ più giovane (un po’....) per avere un senso di sempreterno… e che però fosse più attuale. Allora chi poteva rappresentarmi meglio una Lumaca? Ma certo, la scelta non poteva che essere quella: Monica! Chi meglio di lei con le sue cremine di lumaca. Certo, non è, e non avrei voluto che fosse il suo ritratto. Ma lei la rappresenta appieno (anche se è completamente l’opposto del personaggio Collodiano)

Ora: il disegno è fatto e mi sorge un dubbio… Non è che inconsciamente l’ho indovinata???

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