mercoledì 28 settembre 2011

Le matitine Giotto

Le matitine Giotto

Sono nato con le matitine “Giotto” in mano.
E’ sicuramente il “gioco” più lontano nella mia memoria. Me le ricordo ancora con infinito affetto e gioia. La corsa per scendere i 60 gradini di casa mia, gli ultimi 5 in un salto solo rigorosamente franando per terra su quel marmo freddo sbucciandosi i ginocchi. La corsa forsennata girando l’anfgolo di casa verso la cartoleria di Beppino con 60 lire in mano per comprare una nuova scatolina che era già pronta li e sembrava mi aspettasse.
Dentro c’erano solo sei colori, e le matite erano lunghe la metà di quelle normali. Ma mi aprivano un mondo immenso. Ci disegnavo soldatini, calciatori, ciclisti, aerei, e, una volta incollati i disegni sul cartone ondulare che prendevo di nascosto a mia mamma, il mio mondo prendeva forma. Si colorava e, addirittura, prendeva vita. E’ stato proprio quello “il mio gioco”!
Mi regalarono la prima pista di macchinine, la prima della Polistil che costava un capitale, ma io giocavo con le mie macchinine disegnate e ritagliate. Il Monopoli? me l’ero disegnato da me... ed era anche più bello! L’Apollo 11 alta un metro e mezzo con dentro il modulo lunare: La mia fatta di carta, disegnata e ritagliata era il mio gioco vero e il modello se ne stava li, in un angolo ad impolverarsi.
Penso che fu per questo che i regali ad un certo punto smisero di arrivare e passarono da giocattoli spettacolari e costosi, a scatole di colori, quaderni, blocchi e cartoni. Soltanto il Lego reggeva il passo delle matite, ma i suoi mattoncini venivano sistematicamente colorati con pennarelli indelebili, o servivano per incollarci le mie creazioni.
Poi le matitine sono finite in un angolino della mia vita, sostituite da tutto quello che la tecnica aveva creato.
Ma, dopo aver provato il possibile e l’impossibile nell’arte, nel mio cuore c’è un posto soltanto per un tipo di colore:
Sul trono di re dei colori, c’è soltanto quella piccola, ma bellissima, scatolina di matitine.

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