sabato 7 luglio 2012

Il bosone e la poesia mai scritta

Volevo scriverti una poesia. Sono settimane che ci lavoravo su. Un pezzetto alla volta, rimettendo a posto qua e la. E poi ti arriva questo bosone, e la poesia va a farsi benedire!
Mi chiederai che c’entra il bosone con una poesia? centra... centra. E poi, mi domando,: Ma Higgs ha aspettato per 48 anni, non poteva aspettare un altro po’? Dico, una settimana o due che gli costava? e io nel frattempo avrei completato la poesia.
La poesia si basava sulla teoria degli universi paralleli.
Dato che la massa dell’universo ha un peso infinitesimale rispetto alla sua dimensione c’è chi pensava che fosse dovuto alla presenza di altri universi paralleli che esistono nello stesso luogo del nostro, una sorta di altre dimensioni della nostra esistenza.
E su questo che volevo scriverti la mia poesia. Ma poi, è arrivato il bosone, che prendendosi tutto lo spazio mancante dell’universo, ha mandato all’aria la teoria e le mie parole.
Poi, mi domando, ma è possibile chiamare bosone una cosa infinitamente piccola, semmai bosino... sarebbe stato più corretto. Questi scienziati farebbero bene a usare poco la fantasia... non ne sono troppo provvisti. Anzi, diciamolo, la quantità è tale che è paragonabile alla grandezza del bosone stesso.
Certo, questa è una spiegazione semplicistica fatta da un misero pittore che poco sa di astrofisica, e ne cerca soltanto la parte, a me più cara, che è quella metafisica. D’altra parte chi mi può contraddire? Io astrofisici non ne conosco quindi.... Urca... c’è di sicuro uno che lo può fare! Poi, domandandomi che aspetto potrebbe mai avere un bosone mi do anche due risposte: Demetrio! Bello rotondetto, con la voce squillante pronto a dire: “Gli universi paralleli  non esistono, caro signor sottutto!” Proprio così sarebbe. Ce le vedo proprio, vestito di nero, attillato, come Diabolik con una B luminosa sul petto: Eccoti il bosondemetrio.
Ma ripeto... proprio ora lo trovano, dopo 48 anni. (che sono all’incirca gli anni che il bosondemetrio lo conosco!)
Ma torniamo alla mia poesia. Mi sarebbe piaciuto scriverti che proprio in questo momento, mentre sto divagando tra  i miei stupidi pensieri, in un altro universo noi, adesso, magari stiamo passeggiando in un parco. Magari in un altro non ci siamo mai conosciuti. In un altro invece  persi e ritrovati. In questo preciso attimo potremmo essere beati su una spiaggia tropicale e in un altro potremmo addirittura incontrarci per strada ed ignorarci (credo che comunque questo sarebbe impossibile!). Potremmo addirittura non esistere in un altro universo e in un altro ancora potremmo fare appassionatamente all’... beh, diciamo, svolgere mansioni procreative. Potremmo ricordare i nostri momenti felici, potremmo correre mano mano su una bianca spiaggia. In un altro universo potrei essere Leonardo e tu la mia Gioconda (anche se intimamente sappiamo che lo siamo)
Comunque a me piace immaginare che, in questo attimo preciso, noi ci stiamo abbracciando e l’abbraccio è la cosa fondamentale. E’ un alchimia che nessuno scienziato mai potrà spiegare. Si uniscono i corpi e fondono i loro calori, le loro energie; l’abbraccio è l’inizio di ogni atto d’amore, di ogni consolazione, di ogni desiderio e di ogni ringraziamento. Ed è per questo che il nostro abbraccio, da qualche parte, in qualunque luogo esso sia, in questo momento, c’è!, e mi rende felice.
Questo volevo scriverti!, ma è arrivato il bosondemetrio e mi ha rovinato tutto.
Alla fine pensavo... ma la scienza si evolve via via, e sicuramente i miei universi paralleli torneranno di moda e se scopriranno che i neutrini sono più veloci davvero della luce anche il bosone andrà a farsi benedire. A quel punto la poesia te la scriverò con tutto l’amore possibile.!
A proposito... l’aspetto dei neutrini ce l’ho in testa proprio.... Hanno l’aspetto di Monica! Le sue frecciate al curaro, la velocità della luce la battono... eccome.
Però... e se fosse vera la storia dei neutrini e l’hanno minimizzata a favore dei bosoni?.... sai che faccio? la poesia te la scrivo... Un si sa mai!


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