sabato 16 marzo 2013

Capitolo X.

I burattini riconoscono il loro fratello Pinocchio, e gli fanno una grandissima festa; ma sul più bello, esce fuori il burattinaio Mangiafoco, e Pinocchio corre
il pericolo di fare una brutta fine.

Questo capitolo è legato, come nella mia storia, alla storia precedente. Il mio incontro con i burattini, cominciò lì! A Roma a Villa Borghese. Rimasi affascinato da quei piccoli pupazzi tutti colorati. Non volevo più andar via. Poi poco tempo dopo a Livorno in piazza della Repubblica, mi capitò per la seconda volta di assistere ad uno spettacolo. Eravamo la, in occasione di un Livorno-Fiorentina che era un evento festivo di non so cosa, e il mio babbo aveva avuto i biglietti in regalo da un giocatore viola di allora. Naturalmente allo stadio non mi portarono e mi lasciarono con la mamma in quella piazza dove c’era appunto il teatrino.
Ne rimasi estasiato e cominciai così a disegnare burattini, che ritagliavo accuratamente e con quei bottoni di ottone morbido, che si usavano per legare i fogli, ci facevo le articolazioni. Bei tempi.
E di burattini, poi, quanti ne ho conosciuti e quanti mi sono stati accanto. Cari amici persi, per colpa di mogli che li tenevano coi fili ben stretti. Altri legati ai fili della convenzione, altri a genitori asfissianti. Uno specialmente: Si chiamava Roberto.
La madre vedova del sud, sempre vestita di nero e con la pezza in capo che sembrava una suora, l’obbligava a interminabili rosari e quindi non poteva mai uscire a giocare come facevamo tutti noi (eravamo alle elementari). 
Anche lui sempre vestito di nero... con quelle scarpe sciupacchiate di almeno 4 misure sopra la sua. Non poteva ridere... e soprattutto doveva fare tutto quello che lei voleva... persino dire quello che lei gli ordinava di dire. Gli unici suoi momenti felici erano quei 300 metri che lo separavano dalla scuola a casa sua. Piano piano, poi, l’ho visto spengersi. Non parlava più. Io provavo a dialogarci quando lo incontravo per strada. Ma lui scappava... con gli occhi sbarrati. Lo rinchiusero in manicomio (allora c’era e chi vi entrava non vi sarebbe più uscito, se non devastato) che non aveva ancora 16 anni... E’ un ricordo che dopo tantissimi anni mi crea ancora dolore.

Me lo sono sempre immaginato come un burattino vestito di nero con dei fili tenuti da una strega terribile... altro che Mangiafoco! Ovunque tu sia... questo disegno è per te!

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