venerdì 1 marzo 2013

Capitolo VIII.

Geppetto rifà i piedi a Pinocchio, e vende la propria casacca per
comprargli l’Abbecedario.

L’abbecedario non ricordo proprio di averlo avuto, ma il sussidiario sì! Mi ricordo bene il primo libro ricevuto alle elementari. Però mi colpì molto di più quell’allegato con la copertina rosa (per questo il mio abbecedario è di quel colore!) in cartonato e con i fogli spessi! Non era un libro normale, ma una serie infinita di cartoncini da staccare, punzonati, che rendevano l’operazione facile ai bambini, e, come piccole carte da giuoco, sopra c’era un disegno e sotto la lettera corrispondente. Quanto ci ho giocato! La maestra non ce li faceva usare, e quindi quelle letterine erano tutte per me... e cosa non ci ho fatto! Naturalmente il primo obiettivo era “migliorare” quei disegni e allora, armato di santa pazienza e delle mie inseparabili matitine, cominciavo con la mia, inesorabile, miglioria artistica. Poi diventavano calciatori... tutte le A contro le D, sul tavolo di salotto, cominciavano interminabili partite all’ultimo sangue. Altro che Playstation! A volte invece, dato che il mio salotto di allora aveva una fila di mattonelle diverse, tutte disegnate, a mezzo metro dal muro e io le usavo come pista ciclabile! Così quei cartoncini diventavano ciclisti... e la M vinceva sempre! altre volte la V, ma la M era migliore! Ma quando facevo le battaglie davo però il massimo! L’esercito delle Maiuscole contro l’esercito delle Minuscole! Bellissimi pomeriggi passati con e senza amici e, soprattutto, senza tecnologia alcuna. Come mi fanno pena i ragazzini contemporanei tutti presi nel loro giochi elettronici, che hanno sostituito la fantasia con riflessi e logica. Bah!
L’unico problema era la fine del gioco... e ora chi raccattava quelle innumerevoli tessere? Il babbo e il nonno erano al lavoro... niente, La mia sorellina... no, stava ancora nel box. Mia mamma stava cucinando, e poi... ci sarebbe stato da sentirla. La nonna, manco a parlarne! Se solo glielo avessi chiesto le avrebbe bruciate tutte! (chi l’ha conosciuta sa che non è una battuta!). E così, a malincuore, a rimettere a posto, toccava sempre a me! “maremma maiala”... e via uno scapaccione gigante: “non si dicono le parolacce!”. “Ma lo dite sempre, voi!”... scapaccione bis.. “e questo casino mi tocca metterlo a posto a me!”... scapaccione tris... “Non si dice Casino... è una parolaccia”... e vabbè!

Nessun commento:

Posta un commento