venerdì 16 dicembre 2011

Il cuoricino di carta












Non so come, ma fu probabilmente che una bimba, in una mattinata piena di pioggia, prese delle forbicine, di quelle di plastica colorata e tagliò da un foglio sul suo quaderno di aritmetica un piccolo cuoricino. Non venne un granché bene e lo mise li in un angolo, sul tavolo, vicino alla finestra.
Passò del tempo e passato anche il maltempo, quella finestra fu aperta. Il riscontro fece volare fuori quel piccolo cuoricino di carta. Cominciò a volare, sempre più in alto. Correva insieme alle foglie... volava. Certo, ogni tanto sbatteva su un comignolo, su una tegola o su un’antenna. Allora cadeva su di un tetto e li riprendeva fiato... riposava.
Poi d’un tratto, il vento lo risollevava e lo riportava in alto. Gareggiava con storni e piccioni in fantastiche acrobazie.... era un cuore libero.
Però il vento finì all’improvviso e cominciò a cadere e vista la sua leggerezza, lo faceva piano piano, come una foglia... e piano piano si ritrovò su di una panchina.
E su quella panchina, fu per caso che sedesse un poeta. Di quelli un po’ sgangherati e sognatori. Prendendolo per un segno del destino, prese il cuoricino e con la sua penna con l’inchiostro blu turchese, cominciò a scriverci sopra dei versi... dei pensieri. Tutti erano per la sua amata, e più che ci scriveva e più che lo spazio da riempire diventava sempre più grande. Il viaggio del cuoricino sembrava averlo fatto diventare magico. Il poeta era come rapito da quel cuoricino, continuava a scrivere imperterrito, non poteva, ne osava, fermarsi. La sua musa l’aveva stregato, ed i suoi versi uscivano fantastici. Sarebbe diventato il più grande poeta di tutti i tempi. Continuò così a scrivere per ore, finché, spossato, si appisolò con ancora la penna e il cuoricino in mano.
Continuò a sognare versi, parole, frasi d’amore... e tutto nella sua mente si fece più chiaro.
Ma il vento riiniziò a soffiare.
Ed una folata, più forte delle altre, prese il cuoricino e lo portò su in alto. Sempre più in alto. Sovrastava tutti gli uccelli che volavano.... via, più su delle nuvole, e più in alto ancora.
Il suo viaggio nel cielo continuava sempre più in alto, finché arrivò alla luna... e lì si posò.
Quella distesa bianca... vergine.. pura.. l’aspettava.
Le parole che il cuoricino vi aveva portato si trasformarono in sogni, in desideri, in speranze e in amori. E’ da allora che la bianca luna è diventata il forziere dei nostri sogni!

Maurizio

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