giovedì 9 gennaio 2014

Capitolo XXXII.

A Pinocchio gli vengono gli orecchi di ciuco, e poi diventa un ciuchino vero e comincia a ragliare.

Fu così che una bella mattina la Maestra Massaro mi chiamò alla lavagna per fare delle moltiplicazioni. Ero in quarta o quinta elementare, non ricordo bene, ma mi ricordo esattamente, parola per parola, attimo per attimo. Non me lo sarei più scordato.
- “Vinanti alla lavagna” - sentenziò la maestra.
Io mi alzai e a rallentatore, sperando che suonasse la campanella, mi avvia verso la cattedra.
- “Su! Scrivi 5 per 0 e poi il risultato dell’operazione”.
ci pensai un bel po’, calcolando che se io avevo 5 mele e l’avessi moltiplicate per nessuno me ne sarebbero rimaste 5! Sicuro! Faceva 5. E lo scrissi orgoglioso sulla lavagna. Un bel 5 bello ghirigorato!
- ”Vinanti, non ci siamo proprio. Giocassi con le figurine un po’ meno mentre spiego non avresti sbagliato. A posto e dammi il quaderno che ti metto un bello zero!”
Stupidamente commentai ad alta voce: - “Lo zero un vale nulla quindi è come se non mi avesse dato nessun voto…”
Si arrabbiò come una iena. E oltre lo zero mi beccai anche una bella nota, che la sera mestamente feci firmare al mi’ babbo. E la sera dagli angolini della sua bocca vidi una specie di smorfia sorridente… stavo diventando impertinente come lui.
La notte fu un incubo. Lo zero, la nota, la mamma e il nonno che mi davano del ciuco… passai la nottata toccandomi gli orecchi… ma non crescerono! E la mattina dopo pensai: “Chissà forse 5 per 0 fa davvero 5… la maestra forse aveva torto. Chissà? Ma da quel giorno una cosa avvenne. Cominciò il mio odio profondo per la matematica!

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