mercoledì 8 gennaio 2014

Capitolo XXXI.


Dopo cinque mesi di cuccagna, Pinocchio con sua gran maraviglia, sente spuntarsi un bel pajo d’orecchie asinine, e diventa un ciuchino, con la coda e tutto.

Boboli!
Si, il giardino di Boboli era, e rimarrà per sempre nella mia mente il Paese dei Balocchi. Mia nonna Egle abitava in via Romana, e aveva un giardino confinante proprio con Boboli. Quando andavo da lei, mi ci portava. E come vi entravo cominciava l’avventura. Armato col mio elmetto e l’M16 in riproduzione perfetta, mi incontravo con gli amici di turno e ci dividevamo in due gruppi, i buoni e i cattivi! Naturalmente i cattivi erano sempre gli altri (come noi lo eravamo per loro) e ci sceglievamo a simpatia. Quelli simpatici da una parte e gli antipatici dall’altra; e viceversa. E cominciava così un lungo pomeriggio di agguati, su e giù per le strade sterrate del giardino, infrattandosi fra le siepi d’alloro e nascondendoci nelle isolette rinascimentali. (se ci beccavano i guardiani era un guaio!). A volte riuscivano ad entrare nei sotterranei delle mura del forte Belvedere ed era un brivido immenso. Lì la guerra l’avevano fatto davvero. A volte capitava di trovare qualche coppietta che in mezzo alle siepi faceva “ginnastica di coppia” seminudi e noi ci precipitavamo per farli spaventare con i nostri fucili spianati! Ma poi ci toccava scappare via. Altre volte facevamo agguati a quelle cose isteriche e piagnucolose con le treccine… gli rubavamo le bambole e le giustiziavamo a colpi di Bang Bang,. Io no! Il mio M16 aveva 48 fulminanti incorporati e faceva un fracasso dell’anima!
Poi all’improvviso, da lontano si udivano le voci di mamme, babbi e nonni che ci chiamavano a ripetizione e calava la tregua… per un pezzo di schiacciata con l’olio si poteva ben smettere e, pieni di graffi e sbucciature tornavamo all’ovile pienamente soddisfatti. Un po’ meno i genitori che ci dovevano pulire. Ebbene si. Quello era il paese dei balocchi e nelle mie illustrazioni ci sarebbe finito.
Come sono triste per tutti quei bimbi che oggi le giornate le passano con i giochini elettronici. Peccato, non sanno, non sapranno mai e soprattutto non capiranno cosa si sono persi!

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