giovedì 13 aprile 2017

Conclusioni.... o continuazioni?

Eccomi qua. Ormai a mente fredda posso riassumere un po' cos'è stato questo fantastico evento.
A dir la verità, a mente fredda, non troppo... sono ancora tante le emozioni, le soddisfazioni, le fatiche che mi avvolgono. 
In cuor mio sapevo di aver iniziato un progetto che sarebbe potuto piacere, anche perché mi prendeva talmente tanto che sprizzavo energia lavorativa in tutti pori, e, ancora, non mi ha abbandonato. 
E' stato fantastico vedere perfetti sconosciuti e gitanti che se ne salivano arrancanti facendo fotografie a quello spettacolo stupendo che solo Napoli sa dare, e, una volta entrati nelle sale della mostra rimanere a bocca aperta... meravigliati! 
Devo dire che la cosa mi ha inorgoglito non poco. I miei colori riuscivano a catturare proprio tutti.


Ho provato a spiegare a tutti cosa mi ha spinto a dipingere le canzoni, le mie emozioni, ma proprio le emozioni che tutti mi trasmettevano mi lasciavano senza parole. Non è stato per niente facile per me spiegare i sentimenti che mi hanno spinto a dipingere questi quadri, specialmente, trovandomi davanti, interlocutori che non avevo mai visto in vita mia.


Un grazie speciale a chi mi ha seguito da Firenze... di più non so dire.... e non lo dimenticherò mai.
Poi non potrò mai ringraziare, visto che non so minimamente chi siano, la ragazzina giapponese che, tremante, mi ha chiesto una foto... i 4 vecchietti che cantavano, saltellavano e si litigavano ad ogni quadro... la coppia che si è messa a ballare felicissima ricordando le loro canzoni di gioventù... la scolaresca del Conservatorio di Parigi che è tornata addirittura due volte a cui ho avuto, persino, l'arduo compito di spiegare "Seh! gira e vota, seh ", proprio io....


I ragazzini della scuola elementare che è venuta proprio all'apertura e soprattutto a quei 3 o 4 che si sono messi a strillare e piangere perché volevano ad ogni costo, nonostante il divieto della maestra, fare le foto a tutti i quadri perché i genitori... "li devono vedere proprio...". E l'infinità di altre persone che son venute e che hanno lasciato dei "ricordi" straordinari sul mio libro firme.






Certo, qualche "tristanzuolo" si è presentato.... come gli arroganti, i cafoni-turisti che cercavano prepotentemente di aprire le finestre nonostante il divieto.... il supercritico che se l'era presa a male perché non gli vendevo il "panciotto". Grazie anche a loro per la presenza.


Tutto questo è sfociato nell'idea di continuare a dipingere quei quadri che alla mostra non sono riusciti ad arrivare. Vuoi per mancanza di tempo, vuoi per mancanza di spazio e presto verranno terminati.










Devo ancora ringraziare, col rischio di sembrare patetico, la mia squadra. Senza di loro non avrei potuto realizzare questa splendida mostra e, occhio, che si sta già lavorando da un pezzo alla prossima.... per cui siete avvisati.





Infine due parole per Carla. E' stata fantastica. E la più bella soddisfazione e aver visto i suoi occhi brillare di una luce fantastica.

Ora sotto col lavoro. Per un bel po' credo non scoccerò più nessuno.... c'è un lavorone da fare....

martedì 4 aprile 2017

I quadri "brutti"

Dopo tante chiacchierate alla mostra con amici e visitatori che mi chiedevano quali dei miei quadri io ritenevo migliori, non sono forse riuscito a spiegare cosa intendevo per i miei quadri "brutti", cioè quelli che invece non mi piacevano. Non riuscivo quasi mai a completare il mio concetto vista la continua interruzione e distrazione che causava l'evento. Sono così andato a ricercare una nota che avevo scritto sui social a tal proposito.

"Mi sono sempre chiesto perché i quadri che a me non piacciono poi sono sempre quelli più apprezzati e soprattutto i primi ad esser venduti. Piccoli o grandi che fossero.
I miei lavori nascono dopo un lungo travaglio. Schizzi, bozzetti, idee, cambiamenti continui e disegni strappati. Poi piano piano prendono forma, cercando le giuste dimensioni delle figure che rientrano nel disegno. Così passo dopo passo nascono e diventano quelli di cui io sono soddisfatto e ne vado orgoglioso.
Altri invece no! Nascono di botto, li devo fare di corsa senza tutto quel procedimento mentale che li accompagna. Nascono di dentro sicuramente, indipendenti dalla loro volontà come se fosse un'autogenesi. Diciamo scoppiano. Li finisco in un baleno e lì per lì mi paion pure straordinari.
Poi invece ci ripenso e comincio con la mia solita tiritera.... "eh, ma quella figura è sproporzionata, quel colore non è adatto, il soggetto del paesaggio è inadeguato, e così via fino a considerarli "brutti".
L'aggettivo "brutto" non è da me inteso come vorrebbe dire la parola, ma gli do il significato di non coerente al mio modo di creare.
E forse sta proprio qui l'arcano. In realtà proprio in quelli io riesco a trasferire tutto il mio io e che, lo voglia o no, sono proprio quelli che mi rappresentano e bene faccio a non buttarli più via. Credo proprio di esser stato Stupido"

Ecco, alla mostra ce n'era uno e forse altri due o tre. Il primo, credo il più piccolo, se n'è andato subito.... un altro ha avuto un riscontro eccezionale e il terzo.... beh, è stato quello più fotografato....
Vi prego, non chiedetemi più quali sono i quadri belli o brutti... io di pittura non ci capisco nulla.

venerdì 24 marzo 2017

Oggi a otto

Oggi a otto, come diceva mia nonna indicando lo stesso giorno della settimana seguente. Infatti, oggi a otto comincerà la mostra Fatte Pittà. E oggi, ho terminato pure l'ultimo quadro che verrà esposto,  il 56° da quando ho dipinto Dicitencello vuje. E' stato un viaggio fantastico nella canzone napoletana. I quadri non potranno mai raccontare le sensazioni che ho provato creandoli e realizzandoli. E' stato anche un viaggio nella memoria, come se le canzoni fossero le mie  madeleine di Proust. E stato comunque, non solo merito mio, ma anche della mia squadra di cui vado fieramente orgoglioso. Con Carla, che vedeva i bozzetti, giudicava, ispirava e, come al solito, trasportava in parole le mie immagini come solo lei riesce a fare: splendidamente. Grazia Masola che ricercava testi, mi traduceva i termini partenopei per me più difficili e soprattutto ricercava le origini delle canzoni dandomi un'infinità di spunti creativi. Poi Ciro Vecchiarini, l'organizzatore, preparava tutto nei minimi particolari, e diciamolo sottovoce, faceva anche da cavia per capire se la canzone-quadro poteva esser capita oppure no. Tutto quello che vedrete all'evento è merito suo.
Sono stati anni di lavoro fantastici, che però che non finiscono qui con l'esposizione. Anzi, stiamo già lavorando per il prossimo progetto "napoletano" e sarà altrettanto splendido.
Prendo così l'occasione di questo blog, per ringraziare quelli che ci hanno aiutato e ci aiuteranno nell'evento.
Pasquale Coppola. Sempre vicino e primo supporto, non saprei che dire. E' molto di più che un amico, ed è troppo poco considerarlo fratello... è di più. E' una delle persone migliori che conosca e felice di averlo trovato nella mia strada. Sarà presente come sempre col suo banchetto di Trame, dove troverete, fra l'altro, la nostra ultima creazione. E naturalmente grazie anche a Jolanda (e se arriva con un sacchettino di biscotti che lei sa... il grazie è doppio!).
Un grazie speciale a Mario Pintore. Napoletano doc (anzi, di Santa Lucia sennò si arrabbia!) trapiantato ormai da una vita nella mia Toscana. Lui mi ha consigliato tante canzoni, ha speso molto tempo per me. Soprattutto mi ha fatto conoscere la canzone Fatte pittà, che non conoscevo assolutamente. Alla fine ha dato il titolo alla mostra e di meglio non potevamo trovare, perché rappresenta tutto il nostro progetto.
Grazie anche a Melissa, Alice, Lisa e Cristina che si sono prestate... involontariamente, da modelle. Anzi, mi perdoneranno se le ho fatte brutte e non ho reso la loro bellezza!
Un grazie speciale va a Fernando Galano.
Mentre lavoravo alle opere cercavo sempre di trovare spunti ascoltando le canzoni dei vari interpreti partenopei. Massimo Ranieri, Lina Sastri, Murolo, Merola, Bruni, mi hanno accompagnato per un bel pezzo, poi, cercando nei meandri della rete mi sono imbattuto nel gruppo Napulantica del maestro Galano che ho trovato splendido. Spingule francese, Fenesta Vascia, Voce 'e notte soprattutto Michelemmà, ed altri sono nati con le loro note. Peccato solo che quel gruppo ormai faccia parte della storia e non ci sia più.
La cosa che mi rende più felice ed orgoglioso è che il maestro canterà le canzoni dei quadri esposti per l'inaugurazione. Cosa potrei chiedere di più?

 Michelemmà interpretata dai Napulantica

Vi aspetto numerosi. Credo proprio che sarà una mostra che difficilmente dimenticherete. Il 31 Marzo, il 1° aprile e il 2 per l'inaugurazione io sarò presente e vi aspetto.



martedì 21 febbraio 2017

Fatte pittà!

Per dare un senso a questo evento devo partire da molto lontano nel tempo.
Da piccolo mi piaceva andare a bottega dal mio babbo, parrucchiere molto in voga a Firenze in quel periodo. Sul banco, insieme a forbici, pettini, phon di acciaio enormi, spuntava un registratore nero Philips. Il tasto play veniva premuto spesso e da li venivano fuori le solite canzoni "e ce ne costa lacreme s'america"... "dove sta Zazà... o Maronna mia" etc etc. E io sbuffavo. Non ne potevo più. Montavamo in macchina e c'era una canzone napoletana per ogni occasione.... credo che le conoscesse tutte a memoria... come la Divina Commedia; ma questa è un'altra storia.
Credo di aver odiato quelle canzoni profondamente, ma, inutile negarlo, mi erano entrate nell'anima.
Passarono gli anni e qualcuna di quelle canzoni diventò popolare per noi noi giovani di allora con Il Giardino dei Semplici e con Alan Sorrenti e così quelle musiche tornarono prepotentemente nei miei gusti musicali, complice anche Massimo Ranieri che sempre più spesso le cantava in televisione.
Quelle canzoni diventarono così parte di me, anche se, onestamente non riuscivo a comprenderne il significato di ogni parola, ma d'altra parte non era così anche per la musica d'oltremanica?
E' cosa nota la mia "frequentazione" napoletana del mio lavoro. Sono passati ormai 17 anni che i miei quadri hanno "invaso" Napoli, e comunque, tanti disegni ispirati dalle canzoni napoletane,  rimanevano tali. O "Surdato 'nnammurato" l'avrò disegnato 20 volte minimo, ma non l'ho mai dipinto, come d'altra parte "Dicitencello vuje": Non mi sentivo pronto.
Passati gli anni conobbi una persona straordinaria che era il direttore del Museo di Pulcinella di Acerra e durante i nostri lunghi colloqui telematici sulla pittura, sulla letteratura e sugli eventi che succedevano, uscì fuori questa mia pazza idea. Sarebbe stato bello fare una mostra sulle canzoni napoletane con Pulcinella interprete. Un'idea così, come tante che vengono nella testa di un povero artista, ma che non sparì nel nulla.. anzi, cominciò a crescere ed elaborarsi..
Purtroppo di lì a poco Eustachio ci lasciò e mi riproposi che quell'idea non poteva esser dimenticata; anche in sua memoria.
Così tre anni fa parlandone con Ciro Vecchiarini (la parte "organizzativa" del mio lavoro, anzi, la parte pratica, visto che io vivo tra le nuvole!) gli dissi che mi sarebbe piaciuto fare una mostra a tema: Sulle canzoni napoletane.
Non avevo ancora trovato lo spunto giusto, ma ci avrei provato.
Ciro si entusiasmò subito al progetto.
Avrei cercato di raccontare le musiche napoletane e Napoli con l'ironia e la paesia che solo in napoletani riescono a dare. La strada era ormai tracciata e tutti gli schizzi che si accavallavano nel cassetto potevano prendere vita.
Decisi anche di non raccontare le canzoni interamente, soprattutto per non far diventare i quadri, illustrazioni. E soprattutto di esser libero comunque di interpretarle, lasciando spazio tatale anche all'ispirazione delle melodie.
In un batter d'occhio ne uscirono 4 o 5 opere.
Onestamente credevo di conoscere almeno una ventina di canzoni, ma mi rendevo conto, via via che ci lavoravo che il numero era almeno 5 volte maggiore.
E' stato un lavoro intenso e felice. Un lavoro però che ha preso me e Carla almeno 24 ore su 24. Da ogni quadro nasceva subito una bellissima poesia e il nostro solito coinvolgimento era al suo massimo.
Devo un grazie speciale per l'aiuto a Grazia, la mia supercollaboratrice. Senza di lei, la mia consulente di napoletanità e di napoletano, questo lavoro non sarebbe pututo esistere.
Un grazie di cuore anche a quegli amici che mi hanno suggerito e ispirato le canzoni più disparate. Amo dipingere ciò che piace ai miei amici più cari e così ho fatto anche stavolta. La Fata Turchina mi porta sempre tanta fortuna e i quadri son venuti proprio come volevo..
Spero che il lavoro... immenso... fatto, vi ripaghi della stessa gioia che ho provato io facendolo.
E' stato lunghissimo e faticoso... ma credo ne valesse la pena.
Poi tutto si coronerà tornando al Castel dell'Ovo dove, anni fa, feci la mia prima esposizione importante.
Allora portai a Napoli un po' della mia Toscana oggi invece racconto la storia dei vicoli mozzafiato napoletani, la sua gente, la sua incredibile vivacità avendone ormai, nel tempo, assimilato, odori, suoni, parole e.... musica!



martedì 4 ottobre 2016

Color your life e il sogno di Zia Caterina

Dopo un po' di tempo che son mancato su questo Blog, ci ritorno per raccontarvi una storia su una splendida persona che tanti di voi, specialmenti lontani dalla mia realtà, non conoscete.
Tempo fa vedevo girare per Firenze un taxi tutto colorato con dentro una signora con un cappellone gigante. Ci voleva poco a capire che serviva ai bambini e la cosa non mi stupì più di tanto. Ci sono dei fiorentini che in fatto di generosità, estro e creatività sono difficilmente raggiungibili.
Questo taxi, in breve tempo, salì alle cronache fiorentine perché i solerti vigili comunali lo avevano preso di mira per i giocattoli che erano presenti all'interno e il suo aspetto così estroso erano un pericolo per la circolazione.
Mamma mia! Come erano premurosi.
Certo, capisco, tutti quei pupazzetti attaccati ai vetri avrebbero potuto causare qualche problema di visibilità, ma avrebbero regalato più di un sorriso a quei bambini malati (i supereroi!) che Zia Caterina (la tassista), portava gratuitamente da, e verso l'ospedale infantile Mayer e a giro per Firenze. Un atto d'amore straordinario.
Nel tempo a seguito di conoscenze e i casi della vita conobbi Marilena Catapano. Una straordinaria cantautrice (che non ha la fama che meriterebbe...) che un giorno scrive una canzone bellissima per Zia Caterina.





Fu un attimo e  apparve nella mia mente un quadro che realizzai in un attimo... e decidemmo di metterlo in lotteria per la mia mostra "Quadri di' tempo che fu" per aiutare proprio il progetto di Caterina.


Venne così Zia Caterina che conobbi personalmente in quel momento. Una delle persone più belle che abbia mai conosciuto. Quel giorno, mi parlò di Luca della gamba e mi chiese una dedica speciale per lui su una stampa che le avrebbe regalato.
Era un suo amico che, purtroppo da lì a poco ci avrebbe lasciato. Ma nel suo viaggio durante la malattia ha avuto accanto Caterina che lo ha accompagnato con la sua forza vitale, con i suoi colori, e con la sua freemente tenacia.
Lo ha accompagnato verso le stelle...
Da lì è nato un altra idea per un quadro che mi ha preso talmente che non riuscivo a crearlo. Volevo sempre di più e gli schizzi che facevo non mi soddisfacevano mai. Non trovavo mai la giusta "ispirazione" finché, un giorno, in un batter d'occhio, diciamo, si è dipinto da solo.
E propio in quel giorno, casualmente, come spesso mi succede, Zia Caterina mi ha chiesto un quadro per la mostra su Luca della gamba che ci sarebbe stata in autunno all'Istituto degli Innocenti a Firenze.



Così nasce Color your life, una mostra fotografica (più i miei due quadretti).  
La mostra si terra dal 18 al 20 ottobre 2016,  e nasce dal progetto che Zia Caterina porta avanti con Taxi Milano 25 ormai da oltre 15 anni. Attivare, specialmente nei giovani, la consapevolezza della preziosità della vita da celebrare in ogni istante “COLORANDOLA” di amore, entusiasmo, gioia e condivisione, nel rispetto di chi è meno fortunato ed è costretto ad affrontare ogni giorno battaglie, a volte impari, contro nemici sconosciuti.
 Che dire, del quadro ora sono più che soddisfatto e immensamente orgoglioso per quello che porterà a Caterina. Ah, dimenticavo, il 21 sarà messo all'asta per l'associazione Taxi Milano 25 onlus Zia Caterina.
Chi può venga. Nella locandina trova tutti i dati.


martedì 27 ottobre 2015

Quadri di' tempo che fu


Eccoci. Mancano 40 giorni poco più alla presentazione del mio 
nuovo e stancante lavoro. Era da almeno 5 anni che volevo fare una mostra che rappresentasse la mia città natale, ma dopo vari tentativi falliti, finalmente sono arrivato alla fine del percorso. I quadri sono fatti, o almeno quasi tutti, un paio mancano a l’appello, altri, quelli che avrebbero dovuto essere di dimensioni più che grandi, me li riservo per una seconda parte…. più in là nel tempo. Nasce così “Quadri di’ tempo che fu”, una mostra sulla Firenze che non c’è più, sia in senso metaforico che paesaggistico e sui personaggi che l’hanno vissuta.
Veniamo comunque alla “storia” di questa mostra.
Qualche tempo fa ci siamo ritrovati con Francesco Vinanti, un lontano cugino di cui non avevo conoscenza. Durante una nostra conversazione mi fece un piccolo resoconto delle sue ricerche sulla nostra famiglia e mi colpì la figura di nostri lontani (nel tempo) parenti. Sembravano usciti dai racconti ottocenteschi da me tanto amati.
Fu così un colpo di fulmine.
Le idee che balenavano nella mia mente da tempo e che erano iniziate leggendo gli articoli di un sito web (Firenze Curiosità redatto da Filippo Giovannelli) che racconta la storia fiorentina, e guardando le foto di un gruppo di appassionati, che su Facebook pubblicano foto della Firenze passata (Vecchia Firenze Mia, gestito da Gianni Greco “il G”).
E così le varie idee si erano così unite. Nacque così questo quadro e, con esso, l’idea di un progetto sulla Firenze sparita. Naturalmente nella mia solita visione… onirica.
Queste sono le parole di Francesco che mi ispirarono!
“Il racconto vuol essere una memoria tramandata da alcuni stretti familiari (Ci sono anche Oreste e Faliero delle foto, poveri uomini immersi nella miseria): molti non ci sono più, altri sono ancora in vita. Si tratta di un gruppo di cernitori di spazzatura, vecchi abitanti dell'Isolotto già da prima che nascesse il quartiere Ina-casa. Videro nel modello di chiesa che si era affermato nell'Isolotto nascente un riconoscimento profetico delle loro condizioni di ultimi, di chi da generazioni aveva vissuto nella miseria estrema, tenuti da tutti, in precedenza, a debita distanza come sottoprodotti del genere umano. Il nuovo quartiere offriva inedite opportunità di riscatto e la nuova chiesa la premessa di un profondo rinnovamento. Il libretto del catechismo "Incontro a Gesù" veniva letto, da qualcuno studiato, infine conservato, unitamente ai vecchi attrezzi per l'attività di cernita, come un simbolo con profondi significati legati alla loro vita, alla loro storia e alla loro identità. I fatti che seguirono (preti rimossi e centinaia di parrocchiani denunciati perché in odor di comunismo) furono vissuti come un trauma, come un offesa. Il loro dissenso è stato forte, aspecifico e, apparentemente, silenzioso; la loro spiritualità trasversale e quasi agnostica ma, per quanto ho potuto avvertire, straordinariamente convergente, nei contenuti essenziali, anche con i percorsi successivi all'esperienza del dissenso cattolico…”
Misi così Oreste, col suo carretto, sulla Piazza che era dei fiorentini veri, quelli umili, che lavoravano da mattina a sera per un po’ di pane e di fagioli. La piazza in questione è Piazza del mercato vecchio, fulcro della città per secoli, distrutto in un batter di ciglia dal modernismo ottocentesco e dall’ottusità dei burocrati piemontesi. Di quella piazza di rimangono solo poche foto scolorite, una statua e una Loggia spostata in un’altra piazza della città.
L’intento mio era quello di riproporre quei luoghi dimenticati e riproporli in una mia particolare visione. Speriamo di esserci riuscito. Me lo direte voi!



mercoledì 25 febbraio 2015

Oreste


Non è mia abitudine dare spiegazioni sui miei quadri, ma questa volta voglio fare un’eccezione. Tutto nasce da parenti che manco sapevo di avere.
Ma spieghiamo meglio.
Il mio nonno paterno Angiolo, purtroppo, a causa di una malattia scomparve nel 1933 lasciando il suo piccolissimo figlio Giuliano (il mio babbo) e sua moglie Egle ad affrontare una lunga vita senza di lui. Erano gli anni difficili che ci portarono ad una guerra devastante che distrusse intere famiglie. Fu così, che a parte una sola cugina di mio padre, tutta la mia famiglia, da quella parte, si perse nell’oblio.
Poco tempo va, mi arrivò un messaggio su di un social da parte di una ragazzina che si chiama Martina che mi diceva “Sai, forse noi siamo parenti…”
Così e rinata una parentela o amicizia, come la si vuol chiamare. Ho conosciuto così la sua splendida famiglia e il suo babbo Francesco che mi ha raccontato che stava facendo ricerche per cercare le nostre origini, da dove arriviamo e raccontarne la storia.
Siamo così arrivati ai nostri avi ottocenteschi e mi ha particolarmente colpito una vecchia fotografia di uno zio del mio bisnonno che si chiamava Oreste, che insieme a Faliero facevano gli spazzaturai, come si diceva allora. Vivevano in un quartiere popolare prima ancora che sorgessero i casermoni che dagli anni 50 in poi rivoluzionarono la periferia fiorentina. Era l’Isolotto. Una vita difficile, piena di stenti e miseria, ma comunque onesta e dignitosa e che, con l’aiuto di Preti combattivi e una comunità molto unita riuscirono a riscattarsi. Decisi allora che avrei fatto un quadro Su Oreste e il suo lavoro.
Non trovavo però lo sfondo da utilizzare. Tutti mi sembravano banali, finché un giorno mi sono imbattuto in una foto della mia Firenze che non c’è più. Era la piazza del Mercato Vecchio, distrutta completamente e soprattutto barbariamente, per i lavori di ammodernamento della Firenze Capitale. Era l’immagine giusta.
Il mio quadro parlava proprio di un mondo che non c’era più, sostituendo la povertà ad “una moderna efficenza”. Ma la sua povertà era di quanto di più dignitoso e onesto ci potesse essere… e io la volevo raccontare e dipingere. Certo, con i miei semplici mezzi, e così il quadro è nato.
Oreste Vinanti un pro-prozio che ha vissuto di stenti e dignità. Il quadro è tutto per te.

Con tutto il merito di Francesco e Martina.