martedì 23 dicembre 2014

Buon Natale


Buon Natale amici cari;
Buon Natale a tutti voi
Buon Natale a chi accompagna il mio viaggio quotidiano
e Buon Natale anche a quelli che non vedo.
Buon Natale a tutti quelli che sempre hanno il sorriso
e Buon Natale anche quelli che si prendono sul serio.
Buon Natale a quelli con cui lo passeremo senza averne voglia
e Buon Natale a quelli con cui lo avremmo passato volentieri.
Buon Natale a tutti i sogni e tutti i desideri
che sono il pane quotidiano di ogni giorno.
Buon Natale ai nostri amici animaletti
che passo dopo passo ci accompagnano il cammino.
Buon Natale anche agli stronzi
che in questi giorni riescon sempre a dare il meglio
e Buon Natale agli amici veri
che senza loro niente avrebbe mai avuto un senso.
Buon Natale a chi mi sta accanto nella vita
e sopporta quotidianamente le mie insopportabili pazzie.
Buon Natale a chi non ha ragione di festeggiarlo
dicendogli “vedrai che presto passerà...”.
Buon Natale a chi è in una città lontano
e che vorresti riabbracciare in questo giorno.
Buon Natale amici cari;
Buon Natale a tutti voi

Maurizio

lunedì 15 dicembre 2014

Pensieri colorati

A volte un’idea rimane nel limbo… o precisamente nell’oblio della mente, incerta se diventare parola o segno. Poi d’improvviso ti accorgi che diventa una storia e che la puoi anche disegnare… Tutto parte da un piccolo bozzettino fatto con i pennarelli… si, quelli da bambini e qualche matita. Quelli che mi conoscono bene sanno che io non ho preferenze sul tipo di materiale da usare per il mio lavoro, convinto da sempre che non servono cose lussuose, eche basta un ramoscello e della terra su cui disegnare per poter creare un capolavoro.

C’era una volta un paese normale. 
Con case normali e gente normale che vivevano normalmente la loro normale quotidianità.
Strade normali, la Chiesa normale, il Comune normale, e persino normali i gatti che la notte miagolavano normalmente i loro amori.
Però…, naturalmente c’è un però…. c’era un tizio, che normale non lo era per nulla!
Infatti, un giorno normale, di quelli come tanti, questo tizio, che dicono fosse un grande poeta, prese una valigia e la riempì di tutte le sue cose. Soprattutto di blocchetti di fogli colorati con la sua normalissima Bic blu punta fine e si incamminò fuori dal paese, verso il punto in cui c’era un albero millenario; il più grande e il più alto.
Con immensa fatica riuscì ad arrivare fino ai rami più alti. Salendo da un ramo all’altro giunse in cima, poi, spezzando rametti e legando il tutto con liane rampicanti, si fece un piccolo casotto.
Lassù, solo e nel silenzio, cominciò a produrre pensieri.
E li scrisse su quei fogli colorati e poi lasciò che il vento li portasse via, ovunque egli avesse voluto.


Fu così che cominciò la storia del paese normale. Infatti in quel paese normale cadde il primo biglietto. Anzi, cadde su una panchina della piazza principale, di quelle dove di solito, la sera, gli anziani stavano a frescheggiare. Come la toccò avvenne una specie di miracolo che lasciò i normali abitanti di quel normale paese di stucco. La panchina si tinse di un bel rosso vermiglione.
Non passò molto tempo che un altro biglietto si posasse su un albero e che magicamente all’improvviso si tinse di un bel blu!
Le persone normali si entusiasmarono a tal punto che, dopo aver assistito a quello strano miracolo, persero un po’ della loro normalità e cominciarano ad essere un po’ strani.
Fu così, che uno dopo l’altro, si colorarono gli alberi e poi le piante. Dopo toccò ai i tetti e in seguito le strade. Ormai era quasi tutto colorato.
Ci volle un po’ per capire da dove venivano quei miracolosi bigliettini. Ma una volta scoperto l’arcano, i cittadini cominciarono ad osannare il “poeta colorato”, come avevano cominciato a chiamarlo.
Dopo poco tempo tutto il paese era una fantastica collezione di colori. Di tutte le tonalità possibili e immaginabili. Era diventato bellissimo e venivano persino turisti da lontano per visitarlo. Diventò in breve tempo un paese ricco e famoso.


Purtroppo c’era una persona che era rimasta nella sua grigia normalità. Era il classico burocrate da quattro soldi che alla fine sapeva fare solo una cosa: parlare.
E così cominciò! Sentenziava contro tutto quel colore considerandolo una malvagità… una cosa degenere… e qualcuno, stranamente, sembrò dargli peso.
La cosa peggiorò, quando alcuni alberi produssero, invece dei soliti frutti, altri bigliettini del poeta che una volta che toccavano terra, germogliavano in nuovi alberi colorati.
Fu un punto a favore del grigio burocrate che arringò la folla con le sue invettive anticoloriste e pian piano in molti lo seguirono. Usò tutte le sue forze e le sue parole per portare i cittadini dalla sua parte: così fece e alla fine riuscì ad indire una “Riunione generale d’emergenza con tutta la cittadinanza”, come c’era scritto sui manifesti, per risolvere definitivamente la questione.
La riunione nella sala del teatro paesano fu lunga e difficile. Piena di discussione e di urla, ma alla fine la decisione fu presa.
Irrevocabilmente.


Fu così che una triste mattina tutti gli abitanti del paese si incamminarono verso la campagna, anzi, più precisamente, verso l’albero del “poeta colorato”.
Una volta giunti sotto l’albero non sentirono ragioni. Presero le enormi seghe che avevano e cominciarono, a turno con l’altalenante e distruttivo movimento, a segare quell’albero secolare.
Intaccarono così l’albero e piano piano, colpo dopo colpo, l’intaglio era diventato uno spacco. L’albero così iniziò a inclinarsi, non prima però che il poeta scrivesse e lanciasse l’ultimo biglietto.
Ma il taglio ebbe la meglio e schiantò così, facendo un gran frastuono, e il poeta, purtroppo finì la sua esistenza con lui.


Una ragazzina, ai margini del nefasto corteo riuscì a raccogliere quell’ultimo biglietto e fece appena in tempo a metterlo in tasca che tutt’intorno, come per magia, piano piano sparivano tutti i colori e diventava tutto grigio… e di ogni varietà possibile. Alberi, monti, laghi, case, piante, vestiti…. Purtroppo il paese era tornato nella sua grigia normalità.
Tutti contenti e felici i paesani, tornati normali, si riavviarono verso le loro normali case a vivere normalmente la loro vita, ed erano talmente presi della cosa che nessuno si accorgeva, ormai, di tutto quel grigio intorno.


Quella ragazzina si incamminò, come gli altri verso la sua casa, che era un po’ fuori il paese. L’avevano costruita i suoi genitori tanti anni prima. Era la classica casetta rurale con un grande terreno intorno e circondata da un bel muro che la proteggeva. Viveva ormai da sola da quando, purtroppo, loro se ne erano andati in cielo e lei viveva coltivando proprio quel piccolo appezzamento.
Una volta giunta a casa, andò nell’angolo più soleggiato del podere e scavò una fossetta per seppellire quell’ultimo pensiero del grande poeta. Lo fece piangendo. Non poteva accettare che gli avessero fatto fare quella fine.
Non passò molto tempo che dal posto dove aveva seppellito il biglietto spuntasse un germoglio. Un bel germoglio arancione…. completamente arancione.
E crebbe. In poco divenne un bell’alberello che produsse i suoi bei fogliettini colorati che la ragazzina raccolse pazientemente per evitare che se ne volassero via e poi li “seminò” in altre zone del podere.
Non passò tanto che in quel territorio grigio, all’interno di quel muro grigio, tutto fosse meravigliosamente a colori.
Decise di cominciare a conservare e mettere via tutti quei biglietti. Accatastandoli per tempi migliori. Prima o poi la gente avrebbe capito e avrebbe cominciato ad usarli.


La vita nel paese normale girava normalmente e ogni tanto si raccontava, soprattutto ai bambini la storia del “maledetto poeta colorato”.
Tanti di loro ne avevano paura, ma qualcuno, forse più intelligente o chissà cosa ne era affascinato.
Passo del tempo, non saprei dire quanto ma fu così che qualcuno di quei bambini trovò il coraggio e una mattina bussarono a casa della ragazza.


“Ci dai un po’ di quei magici foglietti che li vorremmo far germogliare?”


La normalità in quel momento… tremò!

venerdì 12 settembre 2014

La Cinciallegra

 Ieri sera durante la mia corsetta alla Cascine mi è capitato di passare accanto ad una Cinciallegra su di una staccionata che al mio passaggio nemmeno si è spostata. e mi è ritornata in mente questa storia che fa parte di un momento doloroso e che nessuno ha mai saputo, a parte noi, protagonisti, e forse è giunto il momento di raccontarla.
Sono ormai quasi passati vent’anni da quel giorno. Era un 5 luglio drammatico, triste, ma comunque pieno di felicità per quel piccolo nuovo passo fatto.
Carla aveva avuto un bruttissimo incidente… detto alla fiorentina, “una tramvata”. Ed erano tre giorni che se ne stava li, sul letto dell’ospedale, insensibile ad ogni tentativo di comunicazione esterna. Coma vigile lo chiamavano.
Faceva molto caldo e per un attimo mi spostai dal letto di quella piccola sala dove era ricoverata e mi avvicinai alla finestra che dava su una terrazza lunghissima. Uscii fuori a respirare un po’ d’aria pulita, dato che in reparto c’era un odore insopportabile di disinfettanti e medicine.
Proprio mentre ero li, fuori dalla stanza vidi entrarci un piccolo uccellino con il dorso giallo e nero!
Rientrai per vedere cosa stava facendo, e incurante della mia presenza cominciò a camminare per la stanza e sotto il letto di Carla. Girò almeno per 5 minuti.
Poi all’improvviso sbatté le ali e volando si posò sulla spalliera tubolare di ferro cromato ai piedi del letto.
Fu un attimo e si mise a cinguettare, incurante del passaggio alla porta di infermieri che rimasero, come me d’altra parte, a bocca aperta. Il bello è che cantava fissando Carla, come se le volesse parlare… chissà! Poi, passato un minuto o due, non so, se ne volò via, dritta alla porta-finestra e se ne tornò nella sua natura. Nello stesso istante entrarono delle amiche e Carla disse:
“O Lina, icché tu fai qui?” riconoscendola…
Si era svegliata.
O forse era stato quel piccolo uccellino?
Chissa!
Certo non furono rose e fiori. Chi ci conosce bene sa qual’è stato il risveglio e la convalescenza.
Ma da quella visita inaspettata le cose cambiarono in meglio. Carla col tempo si riprese e addirittura cominciò a scrivere le poesie sui miei quadri. Fu l’inizio della nostra collaborazione artistica che tuttora continua.
Fossi stato solo avrei potuto pensare che tutto questo fosse stato solo un sogno, ma c’erano gli infermieri a testimonianza. Una addirittura disse:
“E’ sicuramente una persona cara che da lassù è venuta a trovarla…”
Chissà?
E se fosse, so anche chi è!

giovedì 21 agosto 2014

Piccola Stella Nera












Piccola stella nera    
(a Saba)

Piccola stella nera
figlia persa da una terra che ci ha visti umani.
Smarrita dall'umana ignoranza
e dall'atteso amore ritrovata.

Piú di mille miglia di mari e terre
hai inconsapevolmente attraversato,
accompagnando in un altro mondo
la tua crescente luce.

Brillerai nel tempo e
diventerai la più luminosa delle stelle
e nei tuoi grandi occhi neri
si concentreranno tutti i colori dell’arcobaleno

Rimarrà in me, per sempre,
Il ricordo di una piccola stella nera
La cui flebile lucina
Diventava uno splendente sole.

sabato 17 maggio 2014






















Buongiorno. Ci siamo!
E' il giorno dell'inaugurazione. Alle 15 si aprirà ufficialmente la mostra con la presentazione dei Consiglieri Balli e Innocenti (non si potrebbe dire per la par-condicio, ma me ne frego) che hanno voluto fortemente questa esposizione.
Racconterò, è proprio il caso di dirlo, il "mio" mondo etrusco, frutto di un sogno durato tanti anni e che oggi si realizza. Sarà una mia particolare visione del loro mondo cosmologico.... a voi il compito di apprezzare o disprezzare il nostro lavoro. "Nostro" perché è frutto della solita collaborazione con Carla, che ha sviscerato il significato delle divinità e con "gli Amici delle Stelle" che hanno rivolto lo sguardo verso il cielo etrusco, analizzandolo e cercando gli elementi che l'avrebbero unito a quello dei giorni nostri. Saranno 8 giorni lunghissimi, ma sicuramente gioiosi in cui, sono sicuro, non mancherà nessuno di voi. Il nostro scopo era far conoscere un popolo misterioso e mitizzato che di misterioso ha poco e che lo è solo per i libri di storia... speriamo di esserci riusciti.

Vi aspetto!

lunedì 12 maggio 2014

Considerazione sugli etruschi


Mancano 5 giorni alla mostra Mythos&Kosmos. Vorrei adesso fare delle considerazioni su quello che ho imparato da questo progetto. Ormai sono passati abbondantemente due anni da quando ho cominciato a lavorarci sopra. Devo confessare che i primi disegni sono venuti di getto, leggendo qua e la, le poche notizie che si avevano sulle varie divinità etrusche. Poi ho ricominciato a studiare, dopo parecchi anni, la storia etrusca e mi si è aperto un mondo totalmente nuovo. Alla fine, dopo innumerevoli libri letti e riletti, confrontando le varie teorie che si sono susseguite nei secoli, avevo bisogno di una “storia” che supportasse la mia creazione artistica. Ed ho scelto quindi quella mitologica, delle origini fantastiche anche supportate da qualche prova. Certo è che gli Etruschi erano un grandissimo popolo, avvolto nel mistero per secoli. La loro origine si perde nel tempo, ma certo è che, a più riprese, delle popolazioni venute dall’Anatolia e dalla Cappadocia si stanziarono nel territorio compreso tra L’Arno e il Tevere e fondendosi perfettamente con le popolazioni autoctone e con i popoli sardi dettero origine ad un popolo straordinario. Vissero a stretto contatto con la natura, assecondandola e rispettandola. Erano dei cosiddetti Hyppie ante litteram. Vissero e proliferarono per secoli in armonia e crescendo passo passo guidati dalla loro religione (che nelle sue regole e funzioni si è trascinata fino ai giorni nostri), fino a che una delle loro città, impazzita e ormai più senza regole cominciò a sottomettere tutto il circondario fino a diventare quella che poi sarebbe diventata la dominatrice dell’intero mondo conosciuto: Roma. Fu così che i sacerdoti etruschi decisero che il loro tempo era finito e plausibilmente fu allora che tutti i libri, testi e qualsivoglia riferimento scritto fu distrutto  e da quel punto si entra in quel mondo fantastico dell’immaginazione, quella che mi ha portato a “dipingere” gli dei, non fatti a somiglianza degli uomini, come poi diventarono quelli grecoromani, ma figure fantastiche incarnazione degli eventi naturali sempre al fianco degli uomini, per farli vivere e crescere a stretto contatto con il loro tempo e la natura.
Sabato prossimo inaugureremo la mia mostra. Spero proprio di riuscire a trasmettere le sensazioni e le emozioni che ho provato lavorandoci sopra. Certo gli storici avranno da obiettare tanto sul mio lavoro, ma voglio ricordargli che questo non è un lavoro storico, ma un pretesto artistico per raccontare un fantastico mondo che abbiamo tutti inciso profondamente nei nostri geni. E quello che noi siamo, è frutto di quel mix di integrazione di popoli venuti da ogni parte del mondo allora conosciuto. Mi ricorda tanto la nostra storia. E avremmo sicuramente tanto da imparare… da loro!

lunedì 28 aprile 2014

Mythos & Kosmos










Sabato 17 Maggio alle ore 15, inaugureremo a Villa Pozzolini in Viale Guidoni 188, a Firenze, in collaborazione col Q5/Comune di Firenze, la mostra Mythos&Kosmos con le mie pitture e le poesie di Carla Adamo.
L'esposizione ripercorrerà la mitologia etrusca con i suoi Dèi e il loro significato, visti però attraverso la mia particolare arte surreale. Il lavoro è frutto di una lunga ricerca, per far sì che venissero conosciute le varie divinità che sono arrivate ai nostri giorni mediate però in gran parte dalla cultura e storiografia dominante romana.

Saranno presenti schede informative per dare il giusto valore ad un popolo che è nelle nostre origini, e parleranno degli Dèi, della loro origine e la storia del loro popolo. Le poesie di Carla Adamo accompagneranno, come di consuetudine, i quadri sviscerandone il significato del Dio in questione. Poi il percorso prenderà la strada divinatoria, di cui loro erano maestri e si rivolgerà verso la volta celeste e, a questo punto, ci sarà un planetario dell'associazione "Amici delle Stelle" che aiuterà lo spettatore a capirne i misteri, e osservando sia il cielo degli etruschi, che quello del nostro tempo.

La mostra sarà aperta dal 18 al 24 maggio tutti i giorni dalle 9 alle 19 escluso il lunedì dalle 14 alle 19.

                                                        Ti aspetto. Maurizio Vinanti


martedì 25 marzo 2014

Carletta

Oggi è un giorno qualunque. Non c’è nessun evento da ricordare né da festeggiare. Nessun compleanno e nessuna ricorrenza o nessuna festa imposta dal marketing. Ecco, appunto, oggi è la nostra festa. Cioè, mi spiego meglio. Io considero la festa mia e della mia Carletta, tutti i santi giorni, da quando, trentasei anni fa, invece di prendere un treno che mi avrebbe portato verso un’altra vita, andai in un localetto Fiesolano e la incontrai. Quegli occhi noscosti dalla capigliatura riccioluta e dal quel lungo vestito nero, mi colpirono e… cominciammo a parlare. Lo facemmo per un’intera settimana, raccontandoci, tutto, la nostra vita, i nostri sogni, le nostre storie, finché esattamente una settimana dopo mi chiese ingenuamente: “Ma noi stiamo insieme?” E io gli risposi candidamente “Io credevo di si!” Cominciò così la nostra avventura insieme e come disse Don Ferri il giorno del nostro matrimonio: “Stiamo perdendo tempo oggi, voi siete già sposati dal giorno che vi siete conosciuti”.
Tutti i santi giorni parliamo, continuamente. Beh, forse lei “un po’” di più, ma la nostra vita è questa. Non ci facciamo mai regali, nei giorni di cosiddetta festa, ma ce li facciamo nei momenti più imprevisti. Per noi è bello così. Ma il regalo più bello è stato quando ha cominciato a scrivere poesie per i mie quadri. Di meglio non avrebbe potuto fare. E così, da piccoli oggetti regalati, siamo arrivati a biglietti, oggetti e cose fatte da noi.
Viviamo praticamente attaccati 24 ore su 24 e qualcuno qui storcerà la bocca, ma noi no! E’ la nostra essenza, quella che probabilmente ci permette di creare quello che creiamo. Certo, non è tutto oro, a volte litighiamo di brutto, ma dura solo 2 minuti, poi tutto svanisce e ci riabbracciamo… non ne possiamo fare a meno. E’ come una droga.
Carletta per me è tutto. Mia moglie, ma anche fidanzata, migliore amica, collaboratrice artistica, amante, “vittima preferita” (gliele combino di tutti i colori), bersaglio favorito dei miei pizzicotti.
Facciamo tutto insieme, o almeno, quasi. Scherzando abbiamo fatto un patto matrimoniale: Io faccia da mangiare e la spesa e tu fai resto! Ma fare da mangiare con lei è facile… mi fa trovare sempre tutto pronto e la spesa, beh, la facciamo sempre insieme. E’ l’occasione per la nostra passeggiata giornaliera.
Comunque un difetto enorme ce l’ha… Non soffre il solletico maremma ridolina…. Lo sai come l’avrei fatta verde!

sabato 8 marzo 2014

8 Marzo

Donne

Auguri alle donne, tutte! A quelle belle e a quelle….
No, quelle brutte non esistono, sono solo un’invenzione di qualche maschio poco furbo.
Auguri a tutte quelle che lottano per vivere; contro il dolore, sia fisico che d’amore.
Auguri a tutte quelle che cullano il bambino e a quelle che il proprio figlio l’hanno perso.
A quelle che hanno perso il lavoro e con esso la loro dignità.
Auguri a quelle che studiano per diventarle, e a quelle che nonostante tutto non lo diventeranno mai.
Auguri a quelle che ancora non hanno capito quanti anni hanno, e a quelle che nonostante tutto sono ancora delle bambine.
Certo, auguri anche a quelle che sono vecchie dentro e che non sanno godere la vita.
Auguri a tutte quelle che ho conosciuto ed ho incontrato.
Auguri a quella che soprattutto mi sopporta (e mi supporta) e che condivide straordinariamente la mia vita.
Auguri a quelle che purtroppo son lontano e che oggi vorrei abbracciare.
Ed a tutte, ma proprio tutte, vorrei poter regalare un sogno, uno qualsiasi.
Che le faccia vivere, come meritano, da regine.
Accontentatevi per ora di un piccolo fiore. Per il sogno e per il prossimo 8 marzo... mi sto attrezzando.

venerdì 21 febbraio 2014

Voglio essere Ucraino

Voglio essere Ucraino.
Me lo sto ripetendo da giorni leggendo i giornali. Sono stanco di questa Italia ormai in avanzato stato di decomposizione. Gli Ucraini sono in piazza a dare la vita per poter avere, semplicemente... la libertà. Per essere contro un governo di malaffare, una giustizia piena di corruzione, imprenditori che la fanno da padrone e una polizia violenta. Mi domando, continuamente:
“ma che c’è di diverso tra noi?”
Abbiamo forse la libertà o ce l’hanno tolta le banche che con l’aiuto di politici infami ci hanno tutti soggiogati?
Abbiamo una legge uguale per tutti oppure un pensionato che ruba una mela finisce dentro senza condizionale e i politici (col misero fomentapopolo in prima fila) invece che con condanne pesanti vengono addirittura ricevuti al quirinale?
Abbiamo anche noi grandi imprenditori corrotti e corruttori che condizionano pesantemente la vita degli italiani con le loro scellerate azioni?
Abbiamo una polizia per i cittadini oppure una che picchia i pensionati o gente inerme (Diaz… tanto per ricordare... e non ricordare Aldrovandi ecc. ecc.) salvo poi scortare gli adoratori di silvio addirittura dentro un tribunale della repubblica o fare il servizio d’ordine ad un pregiudicato che si permette un comizio pur essendo agli arresti domiciliari? (senza contare le scorte che fanno a gruppi di protesta di estrema destra)
Ma italiani, che fate?
State tutti a guardare Sanremo, il calcio in tv, i programmi demenziali delle reti mediaset…. Certo vi lamentate, ma poi comprate il telefonino nuovo. Che tristezza. Se le poche speranze di cambiare sono riposte in un boy-scout (dio ce ne scampi e liberi) o in un comico da quattro soldi, siamo proprio messi male. Anzi. Da oggi divento Ucraino. E con la U maiuscola.
Non italiano! Un povero popolo di piagnucoloni pezzenti, bravi solo a farsi grandi col nulla.
Prendete esempio dai nostri fratelli Ucraini, avreste tanto da imparare. Vi siete fatti incantare per vent’anni da uno squallido imbonitore e ora piangete se non arrivate a fine mese. Andate tutti cordialmente a cacare… vi meritate tutto quello che sta succedendo... e il peggio che potrà arrivare.
Io mi salvo… da oggi sono Ucraino! (comunque vada a finire)

giovedì 13 febbraio 2014

In fondo al cuore.






















Lì, in fondo al cuore,
in un angolo nascosto
è coricato un sentimento straordinario.
Fermo immobile, aspetta.
Probabilmente un tempo
che non verrà mai.
Ed è conservato come un tesoro
dal valore inestimabile.
E soltanto a te sarà donato.


martedì 11 febbraio 2014

Capitolo XXXVI.

Finalmente Pinocchio cessa d’essere un burattino e diventa un ragazzo.

Ecco, dopo un annetto da quando ho iniziato a raccontare questi disegni, oggi finisce l’avventura. Si completa tutto. Il mio Pinocchio diventa bambino e inizia la sua vita nel mondo “normale” fatto di scuola, di fogli bianchi da colorare, di ginocchia sbucciate, di rimproveri, di gioie immense. Comincia la vita, come quella di chiunque abbia in qualche modo contribuito alla “mia” storia, nel bene e nel male. Da quel giorno, sotto l’ombrellone, chiacchierando amabilmente, dove è nato questo progetto, è stato un ripercorrere tutta la mia storia che si è fusa con quella del burattino. Ma che ci posso fare... è sempre stato nel mio destino.
Vorrei ringraziare un po’ tutte le persone che hanno permesso che tutto questo si realizzasse. Da Nadia, Andrea, Ivanhoe e Maggie (che hanno sopportato tutte le mie parole), Ciro e Pasquale finendo a tutti quelli che ho messo nel mezzo!
Poi concludo con una letterina che, se Pinocchio ormai adulto, avesse potuto, sicuramente avrebbe scritto:


Cari ragazzi, ormai sono passati tanti anni dal risveglio di quel sonno che mi aveva visto trasformato in bambino! Non stavo più nella pelle per la felicità. Era come nascere una seconda volta, ma questa per davvero.
Certo, sono stati anni difficili, pieni di impegno, studio e lavoro. Anni di soddisfazione e di rimpianti, vedete, non sono stato tanto perfetto ed errori ne ho fatti tanti come li fate voi da bambini e li farete poi da grandi.
Adesso è giunto il momento di una bella riflessione. Quando ero un burattino correvo, saltavo, cascavo ma libero da fili che mi guidassero o mi sorreggessero come invece era per i mie amici burattini di Mangiafoco e così lo sono diventato da bambino. Certo non da fili reali, ma da quelli immaginari imposti dalle regole e dalle convenzioni.
Questa è la vita a cui vi dovrete abituare; ma esiste una grande medicina a tutto questo. Sognare e fantasticare. Solo continuando a sognare sarete sempre liberi, lottando per i vostri sogni e per le vostre speranze. Quindi immergetevi ogni tanto nei vostri sogni fantastici e respirate a pieni polmoni quell’aria colma di fantasmagorico. Vi renderà forti e fieri di quel che siete e poi create il più possibile, vi farà sentire onnipotenti.
Una sola preghiera. Portatevi sempre un piccolo Pinocchietto sul cuore: Vi renderà la vita più bella.
                                                         con affetto Pinocchio

mercoledì 29 gennaio 2014

Capitolo XXXV.


Pinocchio ritrova in corpo al Pesce-cane... chi ritrova? Leggete questo
Capitolo e lo saprete.

Questo capitolo non m’è mai piaciuto! Non so perché. Forse perché insiste sul buio e io il buio lo odio e il capitolo si svolge quasi tutto al buio (e lo ripeto di continuo quasi esorcizzandolo). Amo i colori, la luce, e questo, sicuramente lo avrete certamente capito da i miei lavori. Poi, rimasto scioccato dallo squalo imbalsamato, non avevo proprio tanta voglia di leggerlo. Pinocchio, sì, ritrovava il suo Babbo, ma in fondo era un babbo finto… non poteva esserlo… Pinocchio era di legno. E poi c’era il mare… l’acqua… e io, come per il buio, non la amo particolarmente! Fosse solo per tutta quella che ho bevuto tutte le volte che ho cercato, invano, di nuotare. Visto dal fuori, invece il mare lo adoro! Quello spazio sconfinato che mi fa immaginare dall’altra parte mondi immaginati. Come diceva in un suo saggio, il Collodi, Noi Fiorentini siamo vegetali abbarbicati ai selciati della nostra città. E tutto quello che c’è al di la delle mura, è un mondo di sogno, di fantasia. Ecco, quello è per me il mare: Una strada per andare in un altro mondo… immaginato… fantastico.

mercoledì 22 gennaio 2014

Capitolo XXXIV.

Pinocchio, gettato in mare, è mangiato dai pesci e ritorna ad essere un burattino come prima: ma mentre nuota per salvarsi, è ingojato dal terribile Pesce-cane.

E Pesce-cane fu! Anzi balena; no! Pesce-cane e basta. E’ un continuo sentirmi parlare della balena. Non ne posso più. Fin da piccolo è stato un continuo, sfiancante, terribile asserire: Pinocchio è stato ingoiato da una balena! Ma dove?, ma quando mai? Pinocchio fu ingoiato dal Pesce-cane e basta! All’epoca del Collodi era considerato, non solo il più feroce, ma anche il più grande! In effetti lo squalo balena è in realtà gigantesco. Ma veniamo a noi, mi fa sorridere pensare che il Collodi per pesce-cane si ispirasse ad un tenore (fallito) napoletano. Diventato poi uno strozzino famoso a Firenze, fu apostrofato a più riprese dal Collodi come un vero, terribile, Pesce-cane.
Ricordo che tanto tempo fa, in Piazza Beccaria c’era un cinema-teatro, la, dove ore c’è l’Archivio di Stato, e, non so per quale occasione, fu portato dentro proprio un “terribile” squalo-balena imbalsamato. Ricordo che era un lunedì sera ed un parente del mio babbo facendo il bigliettaio, ci fece entrare subito dopo la chiusura. Trovarmi li davanti, nell’atrio lungo e buio, con quella boccaccia spalancata mi fece una paura terribile e me lo sognai per mesi! E ancora oggi ogni tanto ci ripenso… sorridendo, certo, ma quel brivido provato me lo ricordo ancora.Quindi, quella bocca spalancata, poteva poi non finire nel mio disegno? Ma certo che no!